ICE DROP – la goccia di ghiaccio

Storie vecchie e nuove da raccontare


Mi piace curiosare nelle vecchie storie, mi piace leggere come vivevano nello stesso ambiente dove vivo io ora. Mi piace sapere che cosa c’era dove adesso esiste un supermercato  e come nei secoli sia cambiato lo stesso luogo. O ancora di che cosa si è appassionato chi mi ha preceduto?
In questa ricerca aiuta molto il web, dove esistono centinaia di archivi digitalizzati di intere biblioteche. Gli articoli, i saggi e le storie sono milioni, ma è anche facile trovare ciò che si cerca. Se si sa cosa cercare, nel senso che basta una parola, una riga letta in un libro o un link suggerito per trovare storie interessanti. Qui voglio condividere alcune delle ricerche, piccole perle trovate in riviste o libri che nessuno apre da decenni o centinaia di anni. Nello stesso tempo mi piace vivere nel presente con tutte le sue contraddizioni e parlarne.


7 aprile 2024

Lui lo sa

6 febbraio 2024

La diga di Ridràcoli

Un percorso a tutto tondo tra natura, ingegneria e fruizione su una diga esistente fin dagli anni 80, ma progettata già dagli anni Settanta sbarra il fiume Bidente, un importante bacino idrografico per la zona di Forli, Cesena e Ravenna che nasce e si sviluppa nell’Appennino Tosco Romagnolo all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Parco di Campigna e Monte Falterona. Leggi


Researchers Uncover 2,000-Year-Old Maya Water Filtration System

29 maggio 2023

More than 2,000 years ago, the Maya built a complex water filtration system out of materials collected miles away. Now, reports Michelle Starr for Science Alert, researchers conducting excavations at the ancient city of Tikal in northern Guatemala have discovered traces of this millennia-old engineering marvel. As detailed in the journal Scientific Reports, the study’s authors found that the Maya built the Corriental reservoir filtration system as early as 2,185 years ago, not long after settlement of Tikal began around 300 B.C.


8 giugno 2022

Uno sguardo sul fiume Lambro del 1845

E’ interessante parlare di un breve testo che riguarda il Lambro scritto a metà Ottocento. L’autore è sconosciuto, anche se nel sito della storia di Villasanta il testo viene attribuito a Antonio Cavagna Sangiuliani conte di Gualdana (1843-1913)storico vogherese molto attivo nelle iniziative culturali.

Il Lambro nel 1845

L’autore del testo coglie l’occasione dell’attivazione del consorzio per utenti sul fiume Lambro dai laghi di Pusiano e Alserio fino al confine della Provincia di Milano oltre Melegnano, comprensorio attivato con dispaccio della Luogotenenza Imperial Regia Lombarda; delinea, con brevi note, il percorso del fiume dai monti della Valsassina ( ora sappiamo che nasce a Piano Rancio nel comune di Magreglio) fino all’immissione nel Po, evidenziandone alcuni punti come il ponte della Malpensata oppure a Mojana dove prende il nome di Lambrone, causa regimazione effettuata dagli Austriaci prima dello scarico nel lago di Pusiano. Continua


7 gennaio 2022

La Nebbia ed il Grande Fiume

Il 21 aprile del 1980 si ruppe l’oleodotto Genova- Lacchiarella e sversò nel Po una marea nera


23 settembre 2021

L’Acquedotto del Duca

Come scrive Maria Antonietta Breda – Vice Presidente della Federazione Nazionale Cavità Artificiali a seguito dei lavori per la costruzione della fognatura a Milano, alla fine dell’Ottocento, è venuto alla luce un manufatto medievale destinato all’approvvigionamento idrico. A tale proposito scrivono tre ingegneri del tempo del Comune di Milano: «La canalizzazione più antica era formata da due condotti affiancati realizzati con tubi tronco-conici di terracotta, imboccati l’uno nell’altro, con rinfranco in muratura e protetti nella parte superiore da tavelloni in cotto, tutti e due poggianti su un lastricato stradale di epoca tardo romana. L’ingegner Poggi nella sua pubblicazione ricorda il ritrovamento di un condotto del tutto simile, individuato nei lavori di costruzione della fognatura in Ponte Vetero nel 1878 e quelli di corso Garibaldi e piazza del Duomo nel 1892. Un analogo condotto, rinvenuto durante i lavori di costruzione di un condotto di fognatura in piazza Lega Lombarda, è tuttora conservato in una cameretta sotterranea, realizzata all’esterno del medesimo condotto. Considerati i luoghi in cui sono avvenuti i ritrovamenti, ed anche la struttura e le dimensioni dei canali, è possibile che si tratti di un unico condotto che, con molta probabilità, non serviva da fognatura, ma per convogliare nel centro della città acque chiare destinate all’alimentazione di fontane. Ricostruendone il probabile tracciato, da piazza Lega Lombarda a piazza del Duomo, lungo il percorso delle vie Anfiteatro, Corso Garibaldi, Ponte Vetero e Broletto si potrebbe individuare in essa la condotta d’acqua che alimentava la peschiera costruita da Azzone Visconti (1330-1333) nel mezzo del suo palazzo, edificato sull’area dove ora sorge il Palazzo Reale»
A proposito di Azzone Visconti (Milano 1302 – Milano 1339) e della peschiera scrive, riprendendo un testo di Galvano Fiamma, insigne domenicano e cronista, Pietro Verri nella seconda metà del Settecento: «Oltre le fabbriche pubbliche delle mura, de’ ponti, delle strade; questo Principe rifabbricò, ed ornò, in modo meraviglioso per que’ tempi, il palazzo già innalzato dal di lui avo Matteo Primo; dove ora sta la Regia Ducal Corte (…). In mezzo al cortile v’era una magnifica peschiera, entro della quale dalle fauci di quattro leoni, scolpiti in marmo con nobile lavoro, sgorgava l’acqua limpidissima, ed abbondante; e quest’acqua, la quale presentemente passa coperta sotto della Regia Ducal Corte, l’aveva Azone raccolta da due sorgenti ritrovate fuori di Porta Comasina, nel luogo detto alla Fontana; e per canali sotterranei l’aveva condotta fino al suo Palazzo. S’ingannano coloro, che confondono quest’acquedotto col Seveso, colla Cantarana, o col Nirone. Non so se presentemente potrebbe quest’acqua sfogare come prima entro di una peschiera; perché il suolo con le ripetute demolizioni, e fabbriche accadute in quel Palazzo, si è notabilmente innalzato; come si vidde l’anno 1779 allorquando si abbassò la strada, che divide il Duomo dalla Corte, la quale si era alzata più di tre braccia da che venne fabbricato il Duomo».

Con ogni probabilità le sorgenti menzionate erano prossime alla chiesa intitolata a Santa Maria alla Fontana, presso l’omonima piazzetta. Una delle due, ma più probabilmente una terza, potrebbe essere quella che alimentava la “fonte miracolosa”, il cui manufatto è ancora oggi visibile nella piccola chiesa sottostante la maggiore. In ogni caso, tra l’odierna fonte e l’area dove sorgeva il palazzo visconteo vi sono poco più di tre chilometri in linea d’aria.

Quindi un acquedotto utilizzato solo dal signore di Milano e per pochi chilometri esisteva già nel1300 circa, che convogliava acqua pura e cristallina dalla campagna di allora, mentre i cittadini milanesi, non da meno, avevano ciascuno un proprio pozzo in cortile. Bisogna attendere la fine dell’Ottocento per avere una sistema idrico di acquedotto e fognatura pubblico e grazie, appunto, agli scavi effettuati per questo abbiamo potuto ricostruire l’esistenza di un acquedotto medievale.

Santa Maria alla Fontana: epigrafe di fondazione della prima piccola chiesa racchiudente la fonte antica. Da Sopra sotto il Carso

8 aprile 2024

Online il catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane

Come da comunicato stampa del CNR

Gli ambienti alpini di alta quota sono fra le aree del pianeta in cui il riscaldamento globale si manifesta in modo più evidente. La forte riduzione delle masse glaciali e della copertura nevosa, la degradazione del permafrost, la migrazione degli ecosistemi verso quote più elevate e, non ultimo, l’aumento dei fenomeni franosi, sono alcuni dei più evidenti indicatori dei cambiamenti climatici.

Per poter definire i possibili scenari di pericolosità e di rischio, il gruppo GeoClimAlp dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica afferente al Dipartimento di Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irpi) ha realizzato e reso disponibile online il Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane.

“Il Cnr-Irpi da molti anni raccoglie e cataloga informazioni riguardanti i processi di instabilità naturale che avvengono sulle Alpi” spiega Guido Nigrelli, ricercatore del Cnr-Irpi. Ghiacciai e frane vengono costantemente studiati, misurati e fotografati anche in collaborazione con gli esperti del Comitato Glaciologico Italiano, di cui fa parte anche Nigrelli. “L’attività svolta ha portato a possedere una enorme mole di dati che, per quanto riguarda i processi di instabilità naturale, abbiamo pensato di organizzare secondo gli attuali standard di fruibilità. Per tale scopo è stato realizzato il Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane”, aggiunge il ricercatore.

Il primo step di questo progetto è stato quello di sviluppare un dataset di eventi franosi integrando tutte le informazioni a disposizione, ovvero dati e metadati. Ad oggi il dataset complessivo contiene tutte le informazioni relative a 508 processi di instabilità naturale avvenuti sulle Alpi italiane ad una quota superiore a 1500 metri nel periodo 2000-2020. Successivamente si è provveduto ad allestire il catasto sul web. “La piattaforma che abbiamo utilizzato per la consultazione online del catasto è molto semplice e si basa su un’architettura webgis, cioè un sistema informativo geografico consultabile via web, realizzato con prodotti free open source”, spiega Nigrelli. “La navigazione del sito è molto intuitiva. Sulle mappe dell’arco alpino italiano caricate sul sito web, si notano diversi elementi puntuali, identificati da piccoli cerchi rossi, ai quali corrispondono altrettanti processi di instabilità naturale. Cliccando su ognuno di questi punti del webgis si ottiene una scheda riepilogativa del processo franoso associato ed inoltre, interrogando le finestre di dialogo presenti

sul sito, si possono ottenere dati sulla tipologia di frana, sulla regione geografica in cui è avvenuto l’evento franoso, sulla quota corrispondente alla zona di distacco della frana e sulla litologia del versante in frana”.

Una buona gestione dei dati è la base per un’ottima ricerca scientifica. Questo è l’assunto di partenza che ha dato origine al progetto. Tutti i dati caricati sul catasto digitale sono organizzati secondo gli standard di fruibilità (FAIR Data), per cui possono essere consultati indifferentemente dai cittadini, dalla comunità scientifica e dai decisori politici. “Con la realizzazione di questo semplice webgis si vuole fornire un concreto strumento di conoscenza, complessivo di tutto l’arco alpino italiano, indirizzato a tutti i cittadini e un elemento di stimolo per la realizzazione di un Catasto delle frane di alta quota delle Alpi europee”, conclude Nigrelli.

Accedi al Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane


4 giugno 2021

Global leaders adopt agenda to overcome COVID-19 crisis and avoid future pandemics

I leader mondiali adottano un programma per superare la crisi COVID-19 ed evitare future pandemie

Con la presidenza Italiana di turno del G20, i leader del G20 si sono impegnati ad adottare una serie di azioni volte ad accelerare la fine della crisi COVID-19 in ogni parte del mondo e a migliorare la preparazione ad eventuali future  pandemie. Tutti i membri del G20 hanno inoltre riconosciuto la necessità di porre rimedio al deficit di finanziamento dell’ACT-Accelerator, una collaborazione a livello mondiale volta ad accelerare lo sviluppo, la produzione e l’accesso equo ai test, alle cure e ai vaccini contro la COVID-19, avviata dall’OMS, dalla Commissione europea, dalla Francia e dalla Bill & Melinda Gates Foundation, e hanno deciso di prorogarne il mandato fino alla fine del 2022. I leader hanno inoltre convenuto sulla necessità di sistemi di allarme rapido, sorveglianza e attivazione interoperabili, da mettere in atto contro nuovi virus, ma anche contro le varianti, che consentiranno ai paesi di individuare molto più rapidamente e soffocare sul nascere eventuali focolai prima che si trasformino in pandemie.

Per maggiori informazioni

Sito web del Global Health Summit

Dichiarazione di Roma


20 marzo

Preparing for the next pandemic


17 marzo

COMUNICATO STAMPA  del CNR 

La prima ondata di SARS-CoV-2 in Lombardia

Le possibili correlazioni a livello regionale tra sintomi e condizioni atmosferiche, meteo e inquinamento, indagate da uno studio condotto dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr con il Gipsa-lab del Grenoble Institute of Technology e la Fondazione E. Amaldi, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health

Da gennaio 2020, milioni di persone in tutto il mondo hanno contratto il virus SARS-CoV-2 con un tasso medio di mortalità compreso tra il 2% e il 5%. Tuttavia, alcune aree del mondo hanno presentato un tasso di contagio superiore alla media. La Lombardia appartiene a queste aree con circa il 40% dei contagi dell’intero paese (durante la prima ondata dell’epidemia) e un tasso di crescita dell’infezione, nelle 24 ore, superiore al resto delle regioni italiane. Lavori recenti hanno ipotizzato che la presenza di inquinanti atmosferici quali particolato (PM10, PM2,5), ossidi di azoto e di zolfo, e le condizioni meteorologiche come temperatura, grado di umidità, velocità del vento, possano condizionare la stabilità di MERS-CoV e SARS-CoV-1 ed è ipotizzabile un simile effetto anche per il SARS-CoV-2. 
Nello studio pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health e condotto dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismn), dal Gipsa-lab del Grenoble Institute of Technology e dalla Fondazione E. Amaldi, si è indagata la possibile correlazione tra inquinamento atmosferico, dati meteorologici e focolai COVID-19 sviluppatisi nell’area della Regione Lombardia. In questo studio sono stati analizzati i dati epidemiologici forniti giornalmente da Istituto superiore di sanità e Protezione civile, riportando la distribuzione geografica nelle 12 province lombarde durante la prima ondata dell’epidemia (dal 24 febbraio al 31 marzo 2020). Nel periodo analizzato è emerso che oltre il 63% dei 42.283 contagiati registrati in tutta la regione erano concentrati nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. Più in generale, mentre a livello nazionale il rapporto medio tra casi infetti e popolazione era di circa lo 0,21%, in Lombardia era il doppio (0,42%).
I risultati ottenuti mostrano una buona correlazione tra insorgenza dei sintomi da COVID-19, inquinamento atmosferico e condizioni climatiche registrati in Lombardia tra febbraio e marzo 2020”, riferisce Roberto Dragone, ricercatore Cnr-Ismn. “Tra i possibili meccanismi riconducibili agli inquinanti chimici atmosferici non si può escludere la sensibilizzazione dell’organismo all’attacco virale per abbassamento delle difese immunitarie. Le apparenti discordanze, che a volte emergono dalla letteratura, riguardo agli effetti dell’inquinamento atmosferico possono dipendere da cambiamenti locali nel tipo di inquinanti e/o nelle loro concentrazioni. Inoltre, è da considerare che le concentrazioni di particolato atmosferico monitorate non tengono conto della sua composizione chimica, la quale è responsabile del tipo di interazione con la particella virale e/o con l’organismo umano. Tale composizione dipende dalla fonte di emissione, e quindi può variare anche a seconda dell’area geografica monitorata. Infine, non è da sottovalutare che l’esposizione al virus è favorita nelle situazioni indoor e dagli assembramenti, sia all’aperto sia al chiuso, verificatisi all’inizio della prima ondata della pandemia e in assenza di misure preventive per il contenimento del contagio”.
Per lo studio di correlazione sono stati analizzati i dati meteorologici relativi alla temperatura, all’umidità relativa e alla velocità del vento, registrati giornalmente dalle stazioni meteorologiche distribuite sul territorio della Regione Lombardia. Inoltre, tramite il monitoraggio dell’atmosfera Copernicus (CAMS), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF), sono stati elaborati i dati satellitari relativi alle concentrazioni giornaliere degli inquinanti atmosferici: PM10, PM2,5, ossidi di azoto (NO, NO2), ossido di carbonio (CO) e di zolfo (SO2), ozono (O3) ammoniaca (NH3). Per i gas con proprietà acide o basiche è stato valutato il possibile contributo alla “acidità atmosferica netta”.
“Una maggiore comprensione delle correlazioni tra virus, inquinamento atmosferico e condizioni ambientali è, a nostro avviso, importante nella comprensione dei possibili meccanismi di diffusione e quindi nell’intervento mirato al contenimento della capacità infettante delle particelle virali”, conclude Gerardo Grasso, ricercatore del Cnr-Ismn.

La scheda

Chi: Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr con il Gipsa-lab del Grenoble Institute of Technology e la Fondazione E. Amaldi
Che cosa: Studio sulle possibili correlazioni a livello regionale tra sintomi e condizioni atmosferiche, meteo e inquinamento. https://www.mdpi.com/1660-4601/18/3/1226


1 marzo 2021

COVID-19 e Qualità dell’Aria, disponibile il terzo rapporto PREPAIR sulla composizione chimica del particolato

Come è noto, la qualità dell’aria incide anche sulla qualità dell’acqua e soprattutto in un’era di pandemia è corretto cercare di evidenziare le eventuali interazioni.
I partner del progetto LIFE Prepair hanno presentato il terzo rapporto dello studio sugli effetti delle misure COVID-19 sulla qualità dell’aria nel bacino padano. Questo tema è seguito dal progetto da ormai un anno con la pubblicazione di due report precedenti (il primo disponibile qui, il secondo qui) che si sono occupati di concentrazioni ed emissioni nel periodo febbraio-maggio 2020 con un focus nel secondo sugli effetti dello smart working. Il terzo rapporto si concentra sull’analisi della composizione chimica del particolato in questo caso il PM10.  

È noto che il materiale particolato aerodisperso è un insieme eterogeneo di sostanze di diversa natura, particelle solide e liquide sospese in aria ambiente. Gli inquinanti emessi dalle diverse sorgenti possono essere definiti primari, quando una volta emessi non subiscono variazioni, mentre sono secondari quando si producono a seguito di una serie di reazioni chimico-fisiche che avvengono direttamente in atmosfera. Il composto secondario si forma quindi interagendo con la luce solare, l’ossigeno, l’acqua e gli altri inquinanti primari presenti in aria ambiente. L’analisi chimica permette di caratterizzare tale particolato e di tentare di distinguere la parte primaria da quella secondaria. 

Sono disponibili e scaricabili le presentazioni del terzo rapporto nella stessa pagina di introduzione al progetto.


28 febbraio 2021

AMOC
ossia le correnti oceaniche

Come scrive INGV Ambiente la circolazione nell’Oceano Atlantico, alla base della Corrente del Golfo (il sistema meteorologico che porta un clima caldo e mite in Europa) è al suo livello più debole considerando l’ultimo millennio. Il cambiamento climatico ne è la causa più probabile.
Questo è quanto riportato da un recente studio pubblicato su Nature che ha visto la collaborazione di scienziati irlandesi, britannici e tedeschi.
I ricercatori hanno analizzato le informazioni provenienti da archivi naturali (come sedimenti oceanici o carote di ghiaccio) risalenti a molte centinaia di anni fa per ricostruire la storia del flusso dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC).
Gli scienziati affermano che un ulteriore indebolimento dell’AMOC potrebbe provocare un numero maggiore di tempeste che colpiscono il Regno Unito, inverni più intensi e un aumento delle dannose ondate di calore e di siccità in tutta Europa.
L’AMOC è uno dei più grandi sistemi di circolazione oceanica del mondo, trasporta l’acqua calda superficiale dal Golfo del Messico verso il nord Atlantico, dove si raffredda e diventa più salata fino a quando non affonda a nord dell’Islanda, che a sua volta attira più acqua calda dai Caraibi. Questa circolazione è accompagnata da venti che contribuiscono anche a portare un clima mite e umido in Irlanda, nel Regno Unito e in altre parti dell’Europa occidentale.
I ricercatori prevedono che l’AMOC si indebolirà ulteriormente se il riscaldamento globale continuerà ad aumentare e potrebbe ridursi da circa il 34% al 45% entro la fine di questo secolo. Questo potrebbe portarci ad un “punto di non ritorno” in cui il sistema potrebbe diventare irrevocabilmente instabile.
Per approfondire
Articolo scientifico https://buff.ly/3bKppJ1
 
L’articolo di Aldo Piombino – Il rallentamento della Corrente del Golfo nel passato e quello osservato attualmente su Scienzaedintorni  descrive in modo chiaro e preciso la problematica.
 

19 febbraio 2021

ACQUA, MAGIA DELLA TERRA

di Cristina Arduini

E’ trasparente, cristallina, non ha sapore, non ha odore. E’ l’elemento più semplice esistente sul nostro pianeta: composto da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Ma la sua semplicità non rispecchia l’importanza basilare che ha per la vita sulla Terra; senza questo elemento la vita, come noi la intendiamo, non esisterebbe e il pianeta sarebbe un deserto come Marte.

Siamo talmente abituati, soprattutto noi occidentali, a vederla intorno, a utilizzarla senza pensare, bevendo quando abbiamo sete, facendo la doccia quando abbiamo caldo che diamo per scontato che sarà sempre lì a nostra disposizione abbondante, pulita e godibile. Non pensiamo mai  che potrebbe diventare il bene più prezioso del mondo, su cui anche si potrebbero scatenare dei conflitti.

Sono le esclusive proprietà dell’acqua che ne fanno il mattone della vita e la chiave per il suo perpetuarsi.

L’acqua è l’unico elemento che è presente in tutte le sue forme (liquida, solida e gassosa) a temperature normali sulla Terra. Le sue peculiari proprietà derivano, recenti studi lo stanno scoprendo, dal tipo di legami che si formano tra gli atomi stessi e le molecole d’acqua. Questi legami detti deboli (in termini scientifici si chiamano legami idrogeno) sono la colla che trattiene gruppi di molecole d’acqua insieme e quasi certamente giocano un ruolo fondamentale nel determinare le sue proprietà.

Per esempio gli atomi di idrogeno sono uniti da una sola parte dell’atomo di ossigeno creando quindi una carica positiva e negativa della molecola d’acqua. In conseguenza di ciò l’acqua è il solvente universale: praticamente tutto si scioglie in acqua o perlomeno interagisce con essa grazie alla polarità delle molecole stesse. Ovunque passa trascina con sé sostanze chimiche, minerali, ecc.

Altra proprietà: il ghiaccio galleggia sull’acqua. Al contrario di quanto normalmente avviene per la materia, la forma solida dell’acqua si espande e non si contrae al di sotto dei 4°C. Tra le molecole d’acqua congelate si trova molta aria, che alleggerisce il ghiaccio e permette il galleggiamento. Questa particolarità è ecologicamente fondamentale: se il ghiaccio si condensasse come tutte le altre sostanze i laghi congelerebbero da cima a fondo e il calore del sole non riuscirebbe più a scioglierlo. In breve tutta l’acqua esistente sarebbe congelata trasformando la Terra in un deserto di ghiaccio.

Ma le  virtù dell’acqua non sono finite: le molecole tendono ad incollarsi una all’altra creando una tensione superficiale molto alta ( guardate le gocce d’acqua su una superficie piana: tendono naturalmente ad assumere una forma tondeggiante)formando come “catene d’acqua”. Queste hanno la facoltà di salire, attaccandosi alle pareti e vincendo la forza della gravità lungo, per esempio, i capillari del nostro sistema circolatorio per portare attraverso il sangue ( circa 80% di acqua) l’ossigeno e i nutrienti alle cellule. Lo stesso vale per gli alberi: le catene di acqua salgono dalle radici alle sommità lungo i canali linfatici per portare l’alimento alle foglie. Un’altra particolarità: tutti conosciamo la Corrente del Golfo che permette alle popolazioni del nord-Europa di vivere in un ambiente confortevole; la sua facoltà di riscaldare le coste è dovuta all’elevata capacità termica ( l’energia necessaria per aumentare di un grado la temperatura) dell’acqua. L’immenso fiume della Corrente, largo 200 Km e profondo 500 m, porta calore ed energia pari all’utilizzo di 160 miliardi (!) di chilogrammi di carbone /ora.

L’acqua ha un alto punto di ebollizione, di fusione, necessita di maggiore  energia per trasformarsi in vapore o in ghiaccio e perciò trattiene più calore di qualsiasi altra sostanza comparabile.

In conclusione: è unica.

Ma quanta acqua c’è e dove si trova sulla Terra?

In totale sono circa 1,5 miliardi di Kilometri cubi ( un Kmcubo= mille miliardi di litri), che si muove costantemente intorno, sotto e sopra la terra cambiando continuamente da liquida a solida (ghiaccio e neve) a gassosa ( vapore acqueo). Questo vuol dire che è sempre in movimento la stessa acqua da miliardi di anni riutilizzata in continuazione nel ciclo eterno dell’acqua.

La maggioranza di quest’acqua, pari a circa 97%, è acqua salata (oceani) e perciò non direttamente utilizzabile dagli esseri viventi, mentre l’acqua dolce, che si forma per distillazione, grazie al calore del sole, per evaporazione dall’acqua di mare, è solo il 3% del totale. E’ come se immaginassimo di essere in un immenso contenitore colmo d’acqua, ma noi abbiamo accesso solo ad una piccolissima parte di esso per poterci dissetare, lavare, produrre i nostri cibi ed i nostri attrezzi e dobbiamo infine dividerlo con tutti gli altri esseri della Terra.

Inoltre una buona parte dell’acqua dolce forma le riserve nelle calotte polari, i ghiacciai ed i nevai ( 30.000.000 Km cubi); altri 4 milioni circa sono a profondità molto elevate e quindi praticamente irraggiungibili, mentre solo 225.000 km cubi compongono i laghi ed i fiumi della terra, concentrati  in alcune zone come in Siberia, nei Grandi Laghi,Tanganika, Vittoria, Rio delle Amazzoni,Gange-Bramaputra,, Congo, Yangtze e Orinoco.

Immagine da USGS

ACQUA PER TUTTI

La disponibilità per tutti gli esseri viventi è pari allo 0,26% del totale dell’acqua dolce esistente ed un problema non indifferente è proprio la disomogeneità. Le riserve idriche nel mondo dipendono dalle piogge: dove piove più spesso e più a lungo ( il Canada ha una delle maggiori riserve idriche di acqua dolce del mondo: 9 % del totale a fronte di una popolazione di 30 milioni) ovviamente le acque abbondano e dove al contrario l’acqua è scarsa i problemi sono notevoli, come, ad esempio, nell’Africa Sahariana, Medio Oriente, Australia. Il 40% della popolazione mondiale  ( 2.4 miliardi di persone!) non ha acqua sufficiente per vivere. L’anno scorso, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, 25 milioni di persone (poco meno della metà della popolazione italiana) sono state costrette a spostarsi dalle loro case per gravi problemi ambientali, in particolare per l’acqua mancante o inquinata.

immagine da USGS

USO DELL’ACQUA

Lo sfruttamento maggiore sia delle acque sotterranee sia superficiali si è avuto a partire dagli anni cinquanta con l’enorme espansione dell’agricoltura intensiva ad irrigazione artificiale. Attualmente il 60-70% delle risorse idriche viene impiegato in agricoltura. Purtroppo molta parte di essa viene sprecata a causa di vecchi sistemi di distribuzione e obsolete metodologie di irrigazione ( innaffiamento a pioggia). Oggi a fronte di un aumento delle terre irrigate si prevede per il 2025 una riduzione dei consumi per lo sviluppo di nuove tecnologie di irrigazione.

L’industria, forte competitrice dell’agricoltura, utilizza circa il 23% delle risorse, ma vi sono dei segnali di stabilizzazione dei consumi anche se sicuramente non sufficienti. La politica adottata da molti paesi di aumentare il costo unitario dell’acqua ha obbligato molte industrie ad effettuare il riciclo o applicazione di tecnologie a secco. Ad esempio, le industrie maggiori consumatrici d’acqua sono le farmaceutiche, seguite dalle centrali termiche, nucleari e dalle aziende metallurgiche e chimiche.

Il residuo delle risorse disponibili ( circa il 7%) viene utilizzato per usi domestici, di cui questi ancora una piccola parte per lavarsi e cucinare, mentre la maggioranza per lo sciacquone del W.C o per lavare l’automobile ed i panni. Considerando che circa 2 miliardi di persone nel mondo utilizzano acqua di falda per i loro bisogni e che il tempo di ricarica delle riserve di acque sotterranee è mediamente di circa 1400 anni, ci si rende conto che l’acqua è un bene veramente sprecato e sottostimato.

L’ACQUA PERDUTA

 

Ma non solo,noi esseri umani riusciamo a fare ancora peggio. Dipendiamo completamente dall’acqua dolce per vivere però la sprechiamo per allontanare le nostre scorie. Per decenni in buona parte del mondo,gli agglomerati urbani hanno scaricato i rifiuti sia liquidi sia solidi ovunque capitasse: fiumi, laghi, mari, suolo e sottosuolo. L’importante era ed è allontanarli dalla propria  vista, non considerando le conseguenze catastrofiche cui  stiamo solo adesso cominciando a vedere i primi sintomi.

Il forte aumento della popolazione,la smodata urbanizzazione di vaste aree del pianeta, l’intensa industrializzazione, l’agricoltura intensiva hanno un prezzo ambientale altissimo che alla fine ricade sulla qualità dell’acqua. Una popolazione in crescita richiede più cibo, più case, più servizi, più automobili, più strade e tutto questo  viene prodotto utilizzando , anche solo in alcuni momenti, SEMPRE l’acqua dolce.

Ad esempio la maggioranza dei fiumi del mondo è contaminata da vari agenti chimici come pesticidi, nitrati, solventi clorurati e non, cromo, scarichi civili, ecc.  e perciò l’acqua avvelenata arriva al mare trascinando con sé tutte le sostanze tossiche che l’uomo vi ha “scaricato”. All’inizio l’uomo utilizzava più che altro l’acqua superficiale per i suoi bisogni, ma ora a causa del forte inquinamento dei fiumi si preleva sempre più acqua dal sottosuolo e la nostra dipendenza dall’acqua di falda aumenta sempre di più. La sua disponibilità è sempre più limitata perché ovunque le acque sotterranee sono sfruttate più rapidamente del loro tempo di ricarica.

Vi sono nazioni che stanno già utilizzando delle riserve non rinnovabili formate da acqua fossile, formatesi 10-30.000 anni fa, molto difficilmente raggiungibili dalle piogge perché troppo in profondità. Perciò queste preziosissime riserve tenderanno ad esaurirsi a breve termine, se il consumo idrico non verrà calibrato considerando l’acqua come un bene molto più pregiato dell’oro e del petrolio.

La contaminazione del resto è ormai arrivata anche alle falde acquifere. In generale ormai la parte più superficiale delle acque sotterranee è inquinata da nitrati (concimi), pesticidi, solventi clorurati ed anche acqua di mare, costringendo quindi, per avere acqua pulita ad approfondire i pozzi di approvvigionamento di acqua potabile. Non ultimo le microplastiche che sono veramente ubiquitarie.

immagine da USGS

L’inquinamento dell’acqua, però, non è originata solo dall’incuria delle industrie e dell’agricoltura, tutti noi ne siamo ugualmente responsabili: utilizziamo troppi detersivi, candeggianti, disinfettanti, antibatterici nella pulizia della casa esagerando nella quantità e nel numero di prodotti.

LE GUERRE DELL’ACQUA

L’acqua, quindi, è ormai una risorsa strategica, ma a differenza di altre risorse scorre facilmente attraversando confini politici seguendo i suoi naturali percorsi, avvantaggiando paesi posti a monte rispetto quelli a valle. Le tensioni nel mondo stanno salendo, grazie all’aumento del fabbisogno idrico di parecchi territori, e si possono già individuare parecchie zone “calde”. Il 40% della popolazione mondiale dipende da sistemi fluviali comuni ( ricordiamoci che per sistema fluviale si intende sia la parte superficiale che la parte sotterranea ad essa strettamente collegata) come gli Stati Uniti ed il Messico per il Colorado, la Slovacchia e l’Ungheria per il Danubio, l’India ed il Bangla-Desh per il Gange. Ma la zona veramente bollente è il Medio Oriente, ove le risorse idriche sono già naturalmente scarse e la crescita demografica esplosiva. Nella regione vi sono il Tigri, l’Eufrate ed il Giordano e soprattutto quest’ultimo è conteso tra Israele, Giordania e la Palestina. Israele in seguito alle recenti forti immigrazioni ha utilizzato ed utilizza acqua al di sopra del sostenibile, assicurandosi buona parte delle riserve idriche della zona per i propri consumi civili, industriali e per l’irrigazione, acuendo i contrasti con le popolazioni arabe confinanti. Segnali consistenti di pace nell’area ci saranno solo nel momento che verrà considerato come uno dei fattori determinanti la scelta della cooperazione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse idriche  per la sopravvivenza delle popolazioni e dell’economia. Infatti solo attraverso la collaborazione e la cooperazione si potranno avere sicuri accordi sull’uso delle acque, su cui  sarà possibile costruire un futuro, magari inventando un modo diverso rispetto al capitalismo occidentale di intendere l’economia. In questo frangente gli organismi internazionali come ONU, Banca Mondiale possono essere dei mediatori imparziali per incentivare a condividere innovazioni tecnologiche  e a predisporre progetti congiunti, evitando l’esplosione di conflitti.

NOI GUARDIANI DELL’ACQUA

A questo punto viene naturale domandarsi cosa possiamo fare noi come singoli individui per sanare la situazione. Possiamo fare tantissimo, perché abbiamo un enorme potere, anche se c’è chi fa di tutto per togliercelo: possiamo decidere noi cosa comprare, come comprarlo e la qualità di quello che compriamo. Facciamo un esempio: tutti noi spesso facciamo la spesa al supermarket o nei centri commerciali e molte volte per la fretta o perché non ci interessa prendiamo le cose che sì ci servono, ma senza guardare, magari facendoci solo abbagliare dalla pubblicità. Invece se spendessimo un po’ del nostro tempo per renderci la vita migliore, leggendo le etichette, accertando le date di scadenza, valutando la freschezza o l’effettiva necessità di acquisto della merce, controllando il tipo e il numero di imballaggi utilizzati faremmo già molto per ridurre l’inquinamento e lo spreco e non solo delle acque. Anche in casa oltre alla riduzione di detersivi e consimili possiamo chiudere il rubinetto quando ci laviamo i denti, scegliere la doccia invece del bagno, comprare shampoo e saponi più naturali possibile, utilizzare i rompigetto per i rubinetti, non fare soprattutto scorrere acqua inutilmente.

In una parola: consapevolezza. Perché ricordiamoci chi avrà problemi di sopravvivenza non sarà il nostro pianeta, che ne ha passate ben altre, ma saremmo proprio noi esseri umani a rimetterci, se non impariamo a comprendere, che possiamo vivere solo se siamo in armonia con la natura e consapevoli di essere  una piccola parte di un sistema complesso. 

immagine da USGS                                                      

13 febbraio 2021

Una storia degli anni Ottanta

di Cristina Arduini

Ho lavorato esattamente trentuno anni alla Direzione Ambiente della Provincia di Milano e alla fine di questo mese sono dieci anni che ne sono uscita. 
Eravamo un gruppo di tecnici che ha fatto tante cose ( che vi racconto in un’altra storia) e che si è inventato la gestione ambientale e la conoscenza del territorio provinciale in un contesto dove l’ingegnere era l’unico tecnico fino a che non siamo arrivati noi.
Biologi, geologi, ingegneri ambientali, tecnici di laboratorio catapultati in una realtà dell’inizio degli anni 80 che era ben lontana da avere una percezione ambientale.
Dove ci guardavano come marziani, scuotendo la testa, quando abbiamo cominciato a censire, in base alla famosissima Legge Merli,( ora sostituita dal D.Lgs. 152/2006) i fontanili, le rogge, i canali, i torrenti e i fiumi della Provincia. Cartina alla mano dell’Istituto Geografico Militare, di cui ancora adesso rimpiango la assoluta precisione quando consulto una mappa, abbiamo girato per mesi, con qualsiasi tempo, il territorio in auto, ove possibile, se no a piedi confrontandoci con gli agricoltori e con gli abitanti del posto. Da qui sono scaturite centinaia di informazioni per futuri progetti e storie, che continuano ancora adesso e che fin dall’inizio sono state raccolte in pubblicazioni. 

Ma non solo pubblicazioni cartacee, perchè Internet negli anni 80 era di là da venire, ma anche un filmato, che sono riuscita a ritrovare recentemente e che fa una panoramica sulle acque del milanese.
Con la collaborazione della Città Metropolitana di Milano che l’ha messo sul Canale YouTube della vecchia istituzione è possibile visionarlo e fare un tuffo nel passato.

 
 
 

27 dicembre 2020

Neve

di Cristina Arduini

foto da Pixabay

25 settembre 2020

Oggi è stato diffuso dal World Health Organisation (WHO) un video che celebra il comportamento dell’Italia durante la pandemia e, anche se non sembra di primo acchito, quanto succede è collegato al riscaldamento globale. Mi piacerebbe che avessimo da domani lo stesso comportamento nei confronti dell’ambiente. Grazie Italia, avanti cosi!


maggio 2020

In effetti non è facile cercare tra le vecchie carte, soprattutto qualcosa che possa interessare adesso. Ebbene, come tutti sanno in Italia ci sono i maggiori consumatori di acque minerali al mondo. Abbiamo centinaia di etichette e di sorgenti da cui preleviamo acqua che la normativa nazionale ci consente di definire acque minerali con concentrazioni di minerali più o meno utili. Di fatto la utilizziamo come acqua potabile, convinti che quella che arriva dai rubinetti non sia salubre ed è una bufala che non si riesce a far riconoscere come tale.
Invece nel XIX secolo le acque minerali avevano il ruolo che loro compete, ossia la salvaguardia della salute ed un aiuto per i malanni. In un epoca in cui non esistevano i farmaci o tecnologie come ora, le cure “idropiniche” e “andare alle terme” era un valida alternativa. Solo per chi poteva permetterselo.
E le acque delle fonti di San Pellegrino erano famose e meta di viaggi e cure, tanto che nel 1892 venne scritto un libro che racconta cure e le gite consigliate in zona. Ne consiglio la lettura, anche degli “annunzi” che ci raccontano come facevano pubblicità allora.

da Archivio Fondazione Fiera di Milano

aprile 2020

Piccole vedette muschiate e comunità sostenibili

Come scrive Renato Bruni nel suo terzo e bellissimo libro Mirabilia , si possono utilizzare anche i muschi per testare la qualità dell’aria e dell’acqua per quanto riguarda principalmente i metalli pesanti


30 marzo 2024

Ma chi era Eunice Newton Foote?

Appunto chi era?

È stata la prima scienziata amatoriale ad aver sperimentato l’effetto di riscaldamento della luce solare su diversi gas e ha teorizzato che il cambiamento della percentuale di anidride carbonica nell’atmosfera avrebbe cambiato la sua temperatura. Nel suo articolo ” Circumstances affecting the heat of the sun’s raysapparso sull’American Journal of Science and Arts del novembre 1856 teorizza e dimostra la sua ipotesi.

Dimenticata nei secoli è stata riscoperta da tutti, dopo l’avvento di Internet, da un geologo americano in pensione Ray Sorenson nel 2011, che scrisse un articolo sulla rivista dell’Associazione Americana dei Geologi Petroliferi.
Già però negli anni Settanta del secolo scorso si cominciò a cercare informazioni in base alle ricerche effettuate da Sally Gregory Kohlstedt una storica delle scienze che notò che vi era un unica donna ad un convegno del 1857 dell’American Association for the Advancement of Science,dove appunto presentò il suo studio sulla CO2

In seguito vennero svolte maggiori ricerche, verifiche, studi e convegni e ora è universalmente riconosciuta come il precursore degli studi sul cambiamento climatico.

Mori a soli 42 anni nel 1888.

L’università Ca’Foscari di Venezia ha pubblicato recentemente un articolo con la traduzione in Italiano dell’originale in Inglese


Per non dimenticare le mirabili opere di ingegneria. Di quando Milano era “maestra”

In questo articolo attuale uscito su Servizi a reti si narra di vecchie storie milanesi inerenti i Navigli raccontate da Empio Malara,profondo conoscitore dei canali milanesi.

Veduta presa sul ponte di porta Orientale con la neve – A. Inganni

I ponti  della Cerchia al tempo della Fossa Interna

Quando a Milano la Fossa interna era funzionante ed i barconi l’attraversavano con ogni tipo di mercanzia alimentari, pietre, legname, carta, etc.) in molti punti della città erano presenti numerosi ponti per consentire la continuità del traffico viario, ponti che nel tempo sono sempre più aumentati di numero per adeguarsi alle necessità di traffico sempre più sostenute (erano ben 23 prima della copertura avvenuta nel 1929).
Guido Rosti, appassionato studioso delle acque milanesi, ha scosso la polvere dei secoli dalla storia dei ponti che scavalcavano la fossa interna e la racconta  in questa precisa ricostruzione.

 Carta del 1573 di Antonio Lafrery


 22 febbraio 2022

La Gran Guglia, il Duomo e l’acqua

Una piccola storia sulle vicissitudini e i misteri lungo i secoli ed i loro strani rapporti


settembre 2019

Leonardo da Vinci e l’acqua in un legal comic

Un intrigante Leonardo che risolve (ovviamente) un omicidio


L’albero

Il conte Antonio Cavagna SanGiuliani di Gualdana della Zelata di Bereguardostorico italiano, visse nell’Ottocento essenzialmente nel Vogherese e possedeva, nella sua biblioteca, circa centomila volumi, che, alla sua morte avvenuta nel 1913 venne integralmente acquistata dall’Università dell’Illinois, come scrive Lombardia Beni culturali sulla pagina dedicata.
Tra i volumi che possedeva in biblioteca erano catalogati i numeri della rivista mensile del Touring Club Italiano, un piccolo gioiello dove trovare informazioni sui pensieri e la proposte di viaggio di allora. Visto il tema del mio sito, che si occupa principalmente di acqua e dei suoi utilizzi vi propongo un articolo apparso sul numero di gennaio del 1909 che riguarda il rapporto dell’uomo con i boschi,  e dei boschi con l’acqua, tema quanto mai attuale.


La più vecchia carta geologica del mondo

In tema con questo sito che si occupa principalmente di acque sotterranee, vi parlo oggi di un papiro che si trova nel Museo Egizio di Torino. Papiro reperito nell’Ottocento da viaggiatori italiani incuriositi ed affascinati dalle antichità dell’Antico Egitto in un’area ora conosciutissima come il villaggio degli operai che scavarono le tombe dei Faraoni del Nuovo Regno, Deir- el- Medina. Il papiro lungo tre metri e largo 80 cm è la più antica mappa geografica e mineraria conosciuta. Dopo numerose indagini si arrivò a stabilire la collocazione geografica e la  mappa indicherebbe infatti la porzione di una decina di Km di lunghezza di una valle nel deserto denominata Wadi Hammamat.

Per approfondire su un sito di viaggi che riassume brevemente la storia: Terre Incognite


Il bosco ed il pascolo

Sfogliando ancora la rivista del Touring del 1909 si trova nel numero di giugno un altro articolo sul bosco, ma si parla anche dei pascoli, allora molto più importanti dei nostri tempi, in cui gli animali vengono nutriti in modi diversi.


Marzo 2019

Leonardo da Vinci e una gita a Vigevano

Ed oggi vi parlo di un “percorso d’acqua” che Leonardo, quello di cui quest’anno si celebrano i 500 anni dalla morte, su incarico del Duca di Milano, seguì ed adattò alle nuove esigenze dell’agricoltura. Percorse i dintorni di Vigevano tra il 1482 e il 1499 in lungo ed in largo, osservando e prendendo appunti e schizzi sul quadernetto che portava sempre attaccato alla cintura.


9 aprile 2024

Gli acquedotti militari  italiani durante la prima guerra mondiale 

Come avveniva l’approvvigionamento idrico durante la Grande Guerra?


marzo 2014

Vedovelle, Nasoni, Toret ed insomma le fontanelle pubbliche

L’acquedotto porta l’acqua nelle case, ma  un altro  servizio svolto dagli acquedotti è la facoltà di poter bere ovunque in città acqua fresca e pulita. Fin dall’inizio ogni acquedotto ha messo a disposizione le fontanelle, che entrate a far parte del paesaggio urbano, sono stati anche “battezzate” con nomi diversi a seconda della città. E così abbiamo le vedovelle a Milano, a Roma i nasoni, ecc.


Le acque minerali secondo padre Ottavio Ferrario

Vissuto a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento dopo aver preso i voti nell’Ordine di San Giovanni di Dio, Padre Ferrario diresse, tra gli altri numerosissimi impegni, la farmacia dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Nell’ambito della chimica farmaceutica fece alcune importanti scoperte, ma qui vi offro due piccole storie che narrano di acque minerali. In un’epoca in cui non esistevano le medicine odierne e nemmeno si immaginavano i supercalcolatori che possono scovare molecole utili a combattere le malattie in poche settimane, la ricerca di una cura miracolosa era la prassi. Leggendo i due articoli traspare il suo rigoroso approccio scientifico allo studio delle proprietà delle acque minerali e la precisione delle analisi e reazioni chimiche per scoprire, con i mezzi dell’Ottocento, le reali proprietà terapeutiche.

Il primo studio, apparso sulla rivista del Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere ( volume VII delle memorie, 1859) è una disamina delle varie tipologie di acque minerali  classificandole in base alla geologia e  la chimica.

Il secondo è un saggio analitico di un’acqua “purgativa” di una fonte vicina a Settala  effettuato su invito del Conte di Settala.  Settala è un comune nella parte est della Città Metropolitana di Milano e nei secoli passati era molto di ricca di fontanili o sorgenti. La effettiva collocazione geografica è complicata dal fatto che il bosco di San Michele citato nel saggio probabilmente non esiste più, ma le caratteristica fisico-chimiche verificate dal Ferrario sono le stesse dei fontanili tuttora esistenti.

Padre Ottavio Ferrario

L’acqua miracolosa del Santuario di Santa Maria del Fonte

Sicuramente non è famosa come l’acqua di Lourdes, dove arrivano milioni di persone, ma anche nei dintorni di Milano, ora però in provincia di Bergamo, abbiamo un’ acqua miracolosa. Come ci riporta  Paolo Morigi, nella sua famosa “Historia e Origine della Famosa Fontana della Madonna di Caravaggio“, pubblicato nel 1635 dove racconta la storia dell’apparizione della Madonna ad una giovane donna il 26 maggio 1432. Nello stesso punto apparve una sorgente d’acqua che tuttora sgorga. Con una precisazione maniacale il gesuita Morigi ci racconta la cronistoria dell’apparizione, i dubbi della donna, la gente che le crede, l’incontro con il Duca di Milano e soprattutto un elenco di numerose pagine di tutti i miracoli attribuiti con i nomi e le storie delle persone toccate da questa fortuna.

Ritratto di Paolo Morigi alla Pinacoteca Ambrosiana

I comunicati stampa interessanti dell’I.N.G.V.