After Ruining a Treasured Water Resource, Iran Is Drying Up

Dopo aver rovinato una preziosa risorsa idrica, l’Iran si sta prosciugando

Sul giornale on-line della sezione Ambientale dell’Università di Yale ( in inglese) è stato pubblicato il 18 dicembre 2025 un interessante articolo di Fred Pearce sulla situazione idrica dell’Iran. Vista la situazione addirittura si pensa di spostare gli abitanti dalla capitale Teheran. Qui di seguito un riassunto in italiano dei punti chiave.

L’Iran sta affrontando una gravissima crisi idrica, tanto che il governo considera necessario trasferire la capitale da Teheran verso regioni costiere più umide. Questa situazione è il risultato di decenni di gestione errata delle risorse idriche: la costruzione di dighe su fiumi troppo piccoli, il sovrasfruttamento delle falde acquifere tramite milioni di pozzi e l’abbandono degli antichi sistemi sostenibili di qanat, tunnel che permettevano l’estrazione equilibrata dell’acqua sotterranea e tutelati dall’Unesco.

© articolo di Pearce

La crisi è aggravata da cinque anni di siccità estrema, dalla diminuzione delle precipitazioni e dalle temperature più alte dovute al cambiamento climatico. Tuttavia, gli esperti sottolineano che la causa principale è la cattiva pianificazione idraulica e la miopia gestionale, iniziata prima della rivoluzione islamica del 1979 e accelerata dalle politiche successive.

Oggi, i bacini idrici delle dighe sono quasi vuoti e la maggior parte delle riserve sotterranee è stata prosciugata. Circa il 90% dell’acqua estratta viene utilizzata per l’agricoltura, ma la produttività è in calo e molti campi sono abbandonati. La situazione è resa ancora più critica dalla costruzione di dighe in Afghanistan, che riducono i flussi dei fiumi transfrontalieri.

Gli idrologi avvertono che l’Iran è vicino alla “bancarotta idrica”, con rischi di carenze alimentari, proteste e persino conflitti per l’acqua. La soluzione proposta dagli esperti è un massiccio spostamento dei finanziamenti dalla costruzione di dighe e pozzi alla riparazione dei qanat e alla ricarica delle falde acquifere. Tuttavia, le politiche attuali favoriscono ancora grandi progetti come la desalinizzazione dell’acqua marina, troppo costosa per l’agricoltura.

La crisi idrica iraniana è quindi il risultato di una combinazione di fattori naturali e, soprattutto, di scelte politiche e tecniche sbagliate, che hanno compromesso una tradizione millenaria di gestione sostenibile dell’acqua.

© Unesco: Qanat iraniano