WAALE

Una storia di antichi canali, della tenacia di uomini e donne di una valle alpina incredibilmente siccitosa e di una creatività senza confini

C’è un vecchio proverbio che recita:” la necessità aguzza l’ingegno” e la storia dei canali ( Waale in tedesco) della Val Venosta lo descrive in pieno.

Premessa

Val Venosta ( mappa da Google Maps)

La Val Venosta, con le sue numerose valli laterali, si estende dal Passo di Resia, nelle cui vicinanze si trovano le sorgenti dell’Adige, fino alle porte della città di Merano, costituendo il lembo più occidentale della Provincia Autonoma di Bolzano.
Dal punto di vista climatico la Val Venosta è un posto particolare rispetto al resto delle maggioranza delle vallate alpine orientali, normalmente piovose ad un tasso di piovosità media fino a 1800 mm/annui, mentre nella valle si scende fino a 500 mm o addirittura meno, specialmente nel fondovalle.
Questa caratteristica è legata alla disposizione in parallelo all’asse longitudinale delle Alpi in senso est-ovest e alla presenza dei massicci gruppi di montagne che formano una massa montuosa a forma di triangolo che, con ai lati le catene più alte, determinano la piovosità dell’area.
Le correnti umide trasportate dalla pianura Padana si scaricano sulle vette dell’Ortles e Cevedale e quelle trasportate da nord sulle alte cime austriache passando poi il vento asciutto dal passo di Resia e percorrendo in lungo tutta la vallata, creando un’isola con alte temperature e con vegetazione steppica. Un esempio per tutto è il Monte Sole nel versante settentrionale della valle stessa, confermato da un recente studio pubblicato su Nature Communications nel 2020.

@Rete Rurale Nazionale

Del resto la val Venosta è una lunga valle che si sviluppa per circa 70 Km con caratteristiche geologiche complesse generatesi nei milioni di anni di esistenza e definita, come la vediamo ora, durante l’ultima glaciazione delle Alpi, Würm, durata circa 100.000 anni e conclusa 12.000 anni fa.
E’ suddivisa in alta e bassa valle in cui la prima digrada dolcemente verso Merano denominata la Muta di Malles, un gigantesco conoide alluvionale di circa13 Km quadrati, che ha origine in località Piavenna a 1725 m e che si estende fino a Glorenza (908 m) dove si concentrano le colture foraggere, e la seconda, più fertile, intensamente coltivata con estesi frutteti caratterizzata da terreni alluvionali sul solco dell’Adige con presenza di strutture geologiche come micascisti e Gneiss sui rilievi.

L’acqua della valle

L’Adige che nasce al passo di Resia, il lago naturale di San Valentino, quello artificiale denominato di Resia creato negli anni 50 del secolo scorso e i ghiacciai che, soprattutto nella stagione estiva, alimentano sorgenti e ruscelli sui ripidi pendii sulle montagne completano il quadro della disponibilità idrica della valle che, subendo il cambiamento climatico, sta diventando sempre più fluttuante e variabile con onerosi e considerevoli impegni sia finanziari che progettuali.
Ma l’acqua preziosa, e molto, per un territorio povero di piogge, deve essere gestita e imbrigliata per poterla utilizzare nei campi e nelle case e come ci riportano le antiche cronache, fin dal XII secolo gli abitanti delle valle si sono ingegnati a costruire una rete di canali- appunto i Waale – per distribuire equamente l’acqua a tutti quelli che ne avevano e ne hanno bisogno.

Ma cos’è un Waal?

@Rete rurale nazionale

Parola che appare per la prima volta in un documento del 1136 indica un canale di irrigazione scavato nel terreno che drena le acque di un ruscello o altro e le veicola verso una zona coltivata con una pendenza bassa e costante. Con questo tipo di canali si pratica l’irrigazione a sommersione pratica antichissima utilizzata in moltissime parti del mondo e si intende la sommersione del terreno con uno strato d’acqua per periodi variabili e con livelli variabili (es.tipico delle risaie). Si prevede l’utilizzo di una rete di canaline e rogge che trasportano l’acqua da zone di presa a monte verso campi coltivati situati più in basso.
Visto che questa tipologia di irrigazione coinvolge più agricoltori, è stato necessario nel corso dei secoli ideare un sistema sofisticato che regoli non solo lo scorrimento dell’acqua ma ancor più la sua distribuzione equa e corretta a tutti gli interessati. Questa regolamentazione è parte fondamentale della pratica, che viene tramandata oralmente di generazione in generazione da diversi secoli.

La pratica viene svolta nel periodo vegetativo, che va dal 01 maggio a fine ottobre.
Ogni anno in primavera, prima della prima irrigazione è necessario un grande lavoro di manutenzione e ripristino dei tratti danneggiati nonché di pulizia dei Waale, delle prese, nei quali nel corso dei mesi invernali si sono sedimentati materiali come foglie, sassi, terriccio e lettiera di aghi. A questi lavori partecipa un gruppo di agricoltori che godono del diritto di irrigazione.
In dettaglio il canale può essere delimitato da pietre ai lati e sul fondo e gallerie e ponti in legno sono usati per superare ostacoli naturali presenti sul percorso. In alcuni casi particolari se la natura aspra dei luoghi lo richiede, il Waal può essere incanalato in tronchi scavati come ad esempio nel caso del Naturnserwaal in cui la “conduttura” di tronchi di legno era appesa alla parete verticale della parte terminale della Val di Senales. Vasche di decantazione e griglie vengono usate per evitare che i sedimenti si possano depositare nel canale e ostruirlo.
Ultimamente I Waale possono essere rivestiti con pietre o del cemento, mentre quelli più antichi erano invece ricavati nel intaglio interno del legno di larice o più semplicemente da travi a “U” inchiodate tra di loro. A volte era necessario il passaggio di un Waal lungo aspre rupi e in questi casi la condotta artificiale veniva fissata alla roccia mediante l’utilizzo di corde.

Spesso parallelamente al canale veniva costruito anche un sentiero (Waalweg, dove Weg sta per sentiero) usato soprattutto per la sua sorveglianze e manutenzione ma che poteva diventare anche una comoda via di comunicazione.

L’irrigazione delle colture avviene per scorrimento secondo turni prestabiliti: l’acqua viene deviata dal canale principale in canali secondari che attraversano i campi e con l’uso sapiente di paratie temporanee si fa in modo che trabocchi e attraversi completamente le coltivazioni. Spesso i canali secondari erano collegati a piccoli invasi artificiali per stoccare l’acqua da usare in periodi di forte siccità. Naturalmente non sempre si era d’accordo con le scelte effettuate seppur condivise e quindi furti d’acqua e di conseguenza processi che potevano anche durare secoli erano frequenti. Il complesso sistema di regolamentazione molto avanzato dal punto di vista amministrativo e di salvaguardia dei diritti di ciascun agricoltore si chiama Road ed è tuttora in uso nella Muta di Malles.
La presenza, nello scorrere dei secoli, di una abbazia benedettina di Monte Maria, che domina l’alta valle sopra il comune di Malles e che è proprietaria ancora di notevoli estensioni di prati foraggeri nei dintorni di Burgusio ha contribuito a mantenere, perlomeno in parte, l’antica tradizione dei Waale. Infatti da circa 30 anni i padri hanno dato in affitto tutti questi terreni agricoli a diversi contadini di Burgusio.

@Abbazia di Monte Maria

Ma il mondo non si ferma e la tecnologia ha rapidamente soppiantato questa antica tecnica di irrigazione per la maggior parte dei campi e soprattutto per la coltivazione intensiva dei meleti. Fino ad una manciata di anni passati esistevano oltre 200 waale con un estensione di circa 600 km solo in val Venosta, mentre ora sono pochissimi.
Ma questo storico sistema viene ancora utilizzato nella Landa di Malles in circa 400 ettari di terreno e l’acqua deriva dai due laghi San Valentino e Resia, “diritto d’acqua” ribadito e riconosciuto da una sentenza della Corte Suprema di Cassazione nel 1954.

Per proteggere questo antico sistema è stata presentata da parte della Federazione Provinciale per la tutela del paesaggio, per la storia e per le tradizioni locali – Heimatpflegeverband Suditirol la candidatura all’inserimento nell’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale nell’aprile 2021 poi accettata con finanziamenti dal Ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali con decreto del 27 dicembre 2021.

Con decisione, poi, del Comitato Intergovernativo n. 18.COM 8.B.17 dell’UNESCO nel 2023 la tecnica di irrigazione dei Waale è stata inserita nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

@unesco

L’area interessata si trova sul pendio prativo della Landa di Malles, a sud del Passo Resia, per la quasi totalità nel comune di Malles Venosta in provincia di Bolzano. Solamente la parte più a nord, immediatamente sottostante il lago di San Valentino appartiene al comune di Curon Venosta.
L’area irrigata tradizionalmente si estende indicativamente dal margine meridionale del lago di San
Valentino/Haider See al bivio per il paese di Burgusio (incrocio tra SS 40 del Passo Resia e SP 22
per Burgusio).

Per annaffiare tutti i terreni lungo le „vene d’acqua” negli anni precedenti fu fondato tra questi contadini un consorzio di bonifica che opera a favore dei suoi consorziati: si dedica anche alla gestione e alla manutenzione dei „Waale“.

Consorzio Bonifica Valle Venosta

@ Provincia Autonoma di Bolzano

Da secoli in Val Venosta si coltivano mele, ma l’espansione della melicoltura è partita dagli anni 50 del secolo scorso a quote sempre più elevate, tanto che oggi la Valle può essere considerata la più vasta area omogeneamente coltivata a frutteto d’Europa e oltre un quarto della popolazione attiva vi lavora, insieme a moltissimi lavoratori stagionali spesso stranieri. Dopo un percorso costitutivo durato una decina d’anni, nel 1965 diviene ufficialmente operativo il Consorzio di Bonifica Valle Venosta che, da allora, si occupa della costruzione, gestione e manutenzione di tutti gli impianti irrigui della zona.

Come recita il sito di Rete Rurale nazionale la zona di irrigazione è attualmente suddivisa in 72 impianti autonomi che garantiscono l’irrigazione a una superficie complessiva di 7.600 ettari. Il 65% degli impianti interessa frutteti, il 25% circa interessa zone di pascolo mentre la parte rimanente riguarda la produzione di foraggi o colture orticole. Una ventina di impianti sono attrezzati per la protezione antibrina che interessano circa 1.800 ettari di meleti e risultano fondamentali nel contrastare i danni provocati dalle gelate primaverili, molto comuni in un territorio caratterizzato da forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.

Il consumo annuale complessivo di acqua necessario a soddisfare le esigenze irrigue del comprensorio ammonta a 50 milioni di m3, che il Consorzio garantisce grazie alla gestione di oltre 50 diverse concessioni idriche.
La principale fonte di approvvigionamento idrico per l’irrigazione antibrina è rappresentata dall’Adige, lungo il quale sono state realizzate numerose stazioni di pompaggio.
Per l’irrigazione antisiccitaria si aggiungono le molteplici derivazioni di ruscelli e torrenti che rendono secondaria la necessità di dotarsi di veri e propri bacini irrigui. Tuttavia, l’utilizzo quasi esclusivo di acqua da fonti naturali ha creato anche delle problematiche. Si tratta, infatti, di acque derivanti dalla fusione dei ghiacciai d’alta quota, ricche di sedimenti e quindi poco adatte all’irrigazione sopra chioma in quanto tendono a rilasciare una patina bianca che, depositandosi, ha effetti negativi sulle colture. Questo aspetto, unito alla crescente attenzione dell’opinione pubblica verso la salvaguardia e l’utilizzo sostenibile della risorsa idrica sfociata nei primi anni 2000 nel cosiddetto “Etsch-Dialog”, ha indotto il Consorzio ad avviare un percorso di trasformazione degli impianti irrigui a pioggia in impianti di microirrigazione a goccia. Questi ultimi, infatti, oltre a garantire un minor consumo idrico consentono anche una programmazione delle turnazioni in grado di rispondere puntualmente alle esigenze colturali. La maggior parte degli impianti sono dotati di piccoli bacini di compensazione che permettono di garantire una derivazione media continua e gestire in modo adeguato i picchi di consumo che, altrimenti, rischierebbero di impattare in modo significativo sulla portata dei torrenti. Inoltre, di fondamentale importanza
è la presenza, negli impianti, di efficienti stazioni di filtraggio in grado di ripulire l’acqua dal limo e dai sedimenti. L’irrigazione è gestita per lo più da remoto, via radio o con recenti tecnologie di trasmissione a
lungo raggio e i consorziati possono decidere come e quanto irrigare, pur rispettando i tempi di turnazione generale e le prescrizioni previste dalle concessioni di derivazione.

Foto di Gundula Vogel da Pixabay

Ma una coltivazione intensiva prevede soprattutto l’utilizzo di sostanze chimiche anche molto tossiche e la letteratura in merito alle problematiche connesse è vasta ed approfondita a livello sia locale che mondiale.

Uno degli ultimi studi, apparso su Nature Communications a febbraio 2024, in merito alla presenza di pesticidi in agricoltura è stato effettuato proprio in Val Venosta e ha evidenziato una presenza massiccia di 27 tipi di pesticidi – tra cui 10 insetticidi, 11 fungicidi e 6 erbicidi – che sono stati rilevati fino a un’altitudine di 2300 metri e a grande distanza dai meleti, ad esempio nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Il gruppo di ricerca del Politecnico di Kaiserlautern-Landau e della BOKU di Vienna ha prelevato campioni di suolo e vegetazione da un totale di 53 siti a undici diverse altitudini per analizzare la concentrazione di pesticidi derivanti dalla coltivazione intensiva di mele nella valle. I pesticidi rappresentano qui un problema non solo per la natura, ma anche per la popolazione della valle. Causano gravi danni ai microorganismi presenti nel suolo e nell’aria, fino a causarne la morte. Nella popolazione umana, i rischi – in funzione del tipo di pesticida – vanno dalle malattie della pelle al cancro e ai disturbi del sistema nervoso ed endocrino.

Brühl, C.A., Engelhard, N., Bakanov, N. et al. Widespread contamination of soils and vegetation with current use pesticide residues along altitudinal gradients in a European Alpine valley. Commun Earth Environ 5, 72 (2024)

Come afferma Josef Oberhofer, presidente della CIPRA Alto Adige i 7.000 agricoltori della valle utilizzano prodotti chimici di sintesi nelle loro piantagioni fino a 40 volte l’anno. Il vento poi trasporta queste sostanze su altri appezzamenti di terreno, nei villaggi e sui pascoli di montagna, per cui gran parte della popolazione sudtirolese è quotidianamente e involontariamente a contatto con i pesticidi durante la stagione di coltivazione.

Noi non siamo Biancaneve

Come scrive Simone Bobbio nel suo articolo in Meridiani Montagne del 2015 la grande sete d’acqua della coltura intensiva di mele impatta in maniera significativa sulla gestione della risorsa idrica in valle, dove ormai i Waale non sono più sufficienti e nemmeno gli acquedotti che li hanno sostituiti e sono stati anche aggiunti pozzi che prelevano acque sotterranee.

Nonostante gli interventi strutturali intervenuti negli anni, il sistema complesso delle acque della valle ormai in disequilibrio sia per l’agricoltura sia per la fortissima pressione turistica, la cui narrazione continua ad aumentare, dovrà, inevitabilmente, fare i conti con il cambiamento climatico che scioglierà i ghiacciai e cambierà, come già vediamo, il ciclo delle precipitazioni.

Sicuramente la popolazione della valle già da tempo si è resa conto dell’evolversi della situazione e troverà soluzioni adeguate a trovare una sorta di armonia con l’ambiente e non sarà per niente facile mettere d’accordo tutti i vari attori presenti, ma potrebbe diventare un ottimo laboratorio, ad esempio per le NBS ( Nature – Based Solutions), per progetti di rinnovamento esportabili nel resto delle Alpi e del mondo.
Lo stesso consumatore, quale sono io, ormai molto più attento di ciò che mangia, non si ferma alla mela di Biancaneve lucida, bella da vedere, ma avvelenata dal costo ambientale, e che proprio a partire dall’agricoltura dovremmo aver imparato che la strada da percorrere ci porta al concreto delle cose e cosa esiste di più collaudato, conosciuto, naturalmente equilibrato e di più umano di una tecnica che ci accompagna da millenni?

cascata ( foto da pixabay)

Bibliografia e ringraziamenti

Ringrazio chi mi ha preceduto nella narrazione della storia e delle tecniche presenti in questa valle e in particolare:
Il Museo della Val Venosta di Sluderno
L’abbazia Benedettina di Monte Maria
Rete Rurale Nazionale
Unesco – Patrimonio Culturale Immateriale
Giuseppe Ruatti- L’ irrigazione nel Trentino Alto Adige- 1952- Ed. Regione Trentino Alto Adige, Assessorato Agricoltura e Foreste
Gianni Bodini – Lungo le vie d’acqua – 1993 – ed. Tappeiner
Simone Bobbio -Sentieri d’acqua- Meridiani Montagne n. 45 luglio 2010, pagg. 16-46 – Ed. Domus
Alpi d’acqua – Viaggio fotografico tra laghi, cascate e ghiacciai – supplemento a Meridiani Montagne n.105 luglio 2020 – Ed. Domus
Enciclopedia on line Wikipedia
Bruno Pileggi consigliere comunale di Malles