Il Dlgs 18/2023 aggiorna la disciplina sulle acque potabili (abrogando il Dlgs 31/2001) rivede i parametri e i valori di rilevanza sanitaria a maggiore protezione dei cittadini, stabilisce i requisiti di igiene per i materiali che entrano in contatto con le acque potabili, per i reagenti chimici e per i materiali .
Il decreto legislativo è stato adottato in attuazione della Direttiva (UE) 2020/2184 , concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, e della delega contenuta nella legge n. 127/2022 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee l’attuazione di altri atti normativi dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2021), e, in particolare, in conformità ai princìpi e criteri direttivi specifici recati dall’articolo 21 della legge citata, riguardanti il recepimento della citata direttiva.
I punti salienti:
In dettaglio:
Qualità delle acque destinate al consumo umano Atto del Governo 15
Decreto Legislativo n.18 del 23 febbraio 2023 Attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualita’ delle acque destinate al consumo umano. (23G00025), pubblicato su Gazzetta Ufficiale il 6 marzo 2023 n. 55
10 agosto 2021
Qui si vogliono fornire informazioni il più possibile complete sull’ultimo rapporto dell’IPCC
INTRODUZIONE SU IPCC
(comunicato stampa CNR)
Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), creato dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (UN Environmental Program e WMO (World Meteorological Organisation) nel 1988, ha il compito di redigere a scadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi, e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento.
È attualmente in corso di finalizzazione il 6° Rapporto IPCC (AR6).
Ogni Rapporto IPCC si compone di tre parti, ognuna redatta a cura di un apposito Working Group (WG).
Ogni WG redige un rapporto mediamente dell’ordine di 2-3000 pagine, accompagnato da un Riassunto tecnico che mette in evidenza i punti salienti del rapporto e un breve Summary for Policy Makers ad uso dei responsabili politici dei paesi associati all’ONU, nei quali sono condensate per punti essenziali tutte le informazioni analizzate nel dettaglio nei singoli rapporti.
Ogni WG si compone mediamente di 200-250 scienziati (Lead Authors) scelti su proposta dei singoli governi dal Bureau IPCC. La partecipazione dei singoli scienziati è volontaria e non retribuita.
È bene ricordare che i risultati dei Rapporti IPCC sono basati esclusivamente sull’esame critico di diverse migliaia di lavori scientifici pubblicati (14.000 solo per quanto riguarda il WG I).
I Rapporti IPCC, la cui stesura impegna gli scienziati per circa tre anni, sono soggetti prima della stesura finale a due fasi di revisione da parte di diverse centinaia di altri scienziati esperti del settore e da parte di esperti dei singoli governi.
Il giorno 9 agosto 2021 verrà presentato ufficialmente il Rapporto del Working Group I dedicato allo stato dell’arte delle basi scientifiche del cambiamento climatico e degli avanzamenti rispetto all’ultimo rapporto AR5.
Gli altri due Rapporti di cui si compone AR6 sono tuttora in corso di elaborazione e verranno presentati nei primi mesi del 2022.
Per quanto riguarda il Working Group I, sui 234 Lead Authors provenienti da 66 Paesi, tre sono gli scienziati appartenenti a un’istituzione di ricerca italiana, tutti ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
PRINCIPALI RISULTATI DEL RAPPORTO
Lo stato attuale del clima
Rispetto al precedente Rapporto IPCC (AR5, 2013), nuove e più dettagliate osservazioni, unite a modelli climatici sempre più perfezionati, hanno permesso di approfondire la conoscenza e la quantificazione dell’effetto antropico sul clima della Terra, comunque già accertato da almeno un decennio.
Tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando ad una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni
COVID-19, qualità dell’aria e clima
Un fenomeno del tutto imprevedibile e inaspettato, la pandemia dovuta al virus COVID-19, ha permesso di condurre un esperimento altrimenti impensabile: la riduzione in tempi brevissimi delle emissioni di inquinanti atmosferici e gas serra dovuta ai lockdown estesi praticamente in tutto il mondo. Mentre la riduzione delle emissioni inquinanti ha portato a un seppur temporaneo miglioramento della qualità dell’aria a livello globale, la riduzione del 7% delle emissioni globali di CO2, una riduzione enorme mai sperimentata nei decenni passati, non ha prodotto alcun effetto sulla concentrazione di CO2 in atmosfera e, conseguentemente, nessun apprezzabile effetto sulla temperatura del pianeta.
Questo perché, mentre la riduzione delle emissioni dei principali inquinanti, che permangono in atmosfera per alcuni giorni o, al massimo, per alcuni mesi, ha un rapido effetto sulla loro concentrazione con un considerevole beneficio sulla salute umana e sull’ambiente in generale, al contrario, per contrastare il riscaldamento climatico sono necessarie riduzioni della concentrazione di CO2, che permane in atmosfera per centinaia di anni, e degli altri gas serra che siano sostenute nel tempo e di grossa entità fino alla completa decarbonizzazione.
Il nostro possibile futuro
In questo Rapporto, i possibili climi del futuro sono simulati sulla base di cinque possibili scenari futuri (Shared Socioeconomic Pathways, SSPs) che descrivono contesti in cui non vi è alcuna sostanziale mitigazione rispetto alle emissioni di CO2 (gli scenari SSP7.0 e SSP8.5), un contesto intermedio, ove la mitigazione è modesta (SSP4.5) e contesti che descrivono scenari a basso contenuto di CO2 con emissioni nulle raggiunte nella seconda metà del 21° secolo (SSP2.6 e SSP1.9).
Su queste basi:
La riduzione delle emissioni di CO2 porterà effetti positivi sulla qualità dell’aria, osservabili su una scala temporale di alcuni anni. Diversamente, gli effetti sulla temperatura del pianeta saranno visibili solo dopo molti decenni. Da qui l’estrema urgenza di interventi tempestivi e sostanziali per la riduzione delle emissioni clima-alteranti.
Informazioni climatiche a scala regionale
Rispetto al precedente Rapporto AR5, l’avanzamento scientifico e tecnologico, nonché una maggiore consapevolezza del tipo di informazioni richieste dagli utenti ha comportato un miglioramento della quantità e qualità delle informazioni climatiche, soprattutto a scala regionale. Questo sesto rapporto contiene approfondimenti sulle metodologie per raccogliere e successivamente divulgare e distribuire le informazioni climatiche a scala regionale utili agli utenti finali, inclusi i decisori politici.
Le informazioni climatiche sono state aggregate sotto forma di indicatori, che possono essere variabili climatiche, quali temperatura o precipitazione, ma anche estremi a esse associati o altro ancora. Questi indicatori climatici sono stati scelti in quanto molto importanti per la pianificazione/adattamento e la valutazione del rischio climatico a scala locale/regionale. Le informazioni climatiche sono quindi disponibili per una serie di regioni nelle quali sono stati suddivisi i vari continenti e le aree oceaniche.
Per esempio, nel Mediterraneo e in Europa, che ci interessano più direttamente, eventi estremi di elevata temperatura, stimati sulla base delle temperature massime giornaliere ma anche sulla durata, frequenza ed intensità delle ondate di calore, sono aumentati dagli anni ‘50, cosi come nel Mediterraneo sono aumentati fenomeni siccitosi misurati in base al contenuto di umidità del suolo e al bilancio idrico. In entrambi i casi, l’aumento è da attribuirsi all’attività dell’uomo. In base alle proiezioni climatiche disponibili, questi aumenti continueranno nel futuro, con intensità crescenti parallelamente all’aumento del valore di riscaldamento globale raggiunto.
Inoltre, a questo link si può scaricare un contributo video dei tre ricercatori Sandro Fuzzi, Susanna Corti e Annalisa Cherchi, unici lead author di istituzioni italiane: https://filesender.garr.it/?s=download&token=facc4737-881c-4fa9-97f1-80fdaa465fb0
Come scrive RegionieAmbiente Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day), istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 come parte integrante delle Direttive di Agenda 21, adottate dalla Conferenza di Rio sullo Sviluppo Sostenibile(1992) per focalizzare l’attenzione sull’importanza di questo bene naturale e richiamare alla necessità che il suo utilizzo avvenga in modo responsabile e sostenibile.
Ogni anno UN-Water, l’organismo di coordinamento tra Agenzie delle Nazioni Unite per tutte le questioni relative all’acqua, propone ogni anno per la Giornata Mondiale dell’Acqua un tema incentrato su uno specifico aspetto della preservazione delle risorse idriche. Quello per il 2021 è “Valuing Water” ovvero esplorare il valore ambientale, sociale e culturale che le persone attribuiscono all’acqua.
L’acqua assume un valore diverso a seconda delle condizioni sociali, ambientali e culturali delle persone. Oltre al suo valore monetario, l’acqua ha un valore enorme e complesso per le famiglie, il cibo, la cultura, la salute, l’istruzione, l’economia e l’integrità del nostro ambiente naturale. Se trascuriamo qualcuno di questi valori, rischiamo di gestire male questa risorsa finita e insostituibile. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 dell’Agenda ONU al 2030 prevede di garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie. Senza una comprensione completa del vero valore multidimensionale dell’acqua, non saremo in grado di salvaguardare questa risorsa fondamentale a beneficio di tutti.
Proprio per condividere tutti i diversi modi in cui l’acqua apporta benefici alle nostre vite, è tuttora in corso la Campagna social “What does water mean to you’” (Che cosa significa l’acqua per te?) #Water2me, che si concluderà il 22 marzo 2021 e che permetterà con le informazioni raccolte la redazione di un apposito report.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, verrà diffuso l’annuale World Water Development Report (WWDR 2021), coordinato dal World Water Assessment Program (WWAP) dell’UNESCO con la collaborazione tra 32 entità delle Nazioni Unite e 41 partner, che si concentra sulle diverse questioni strategiche dell’acqua e mira a fornire ai responsabili delle decisioni gli strumenti per implementare l’uso sostenibile delle risorse idriche. Al fine di raggiungere un’ampia gamma di lettori, a diversi livelli e di varie aree geografiche, il WWDR comprende anche alcune analisi regionali, hotspot, esempi e storie.
La sicurezza degli approvvigionamenti idrici è una preoccupazione globale in crescita. Gli impatti negativi della scarsità d’acqua, delle inondazioni e dell’inquinamento hanno fatto inserire i rischi correlati all’acqua tra le prime 5 minacce globali negli annuali Rapporti del World Economic Forum
Come hanno osservato in un report WWF e DWS (uno dei maggiori gestori patrimoniali d’Europa), anche la pandemia, ora in testa all’elenco dei rischi a maggior impatto del “Global Risks Report 2021”, era presente fin dal 2006, eppure il mondo si è trovato del tutto impreparato.
Ad oggi ci sono 785 milioni di persone che non dispongono di una fonte di acqua potabile e 2 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienici di base. Inoltre, se fiumi, laghi e zone umide del mondo continuano a essere degradati e le pressioni antropiche sulle risorse idriche globali continuano ad essere insostenibili, si stima che entro il 2050 il 51% della popolazione e il 46% del PIL globale saranno soggette ad alto rischio idrico, secondo gli scenari Water Risk Filter.
Sono necessari adeguati investimenti sia statali che privati per evitare che la crisi idrica produca devastanti effetti economici, sociali e politici. Anche per le imprese, come rilevato un recente Rapporto di Carbon Disclosure Project (CDP), la sicurezza idrica dovrebbe costituire una delle priorità di investimento, dal momento che i rischi correlati sarebbero superiori di 5 volte rispetto alle spese per le azioni di mitigazione. Inoltre, oltre alla gestione del rischio, attività sempre più richiesta dagli investitori, ci sarebbero le opportunità di business e lo stimolo allo sviluppo economico, creando posti di lavoro, contribuendo a una ripresa economica verde post-Covid a breve termine e resiliente a lungo termine.
Alcuni articoli e manifestazioni
Infografica e presentazione da Laboratorio REF ( iscriversi gratuitamente)
Il Valore dell’Acqua rapporto Onu in Italiano
https://www.centraleacquamilano.it/
https://www.lincei.it/it/manifestazioni/xx-giornata-mondiale-dellacqua-manifestazione
https://www.isprambiente.gov.it/it/evidenza/giornata-mondiale-dellacqua
http://www.arpat.toscana.it/notizie/notizie-brevi/2020/22-marzo-2020-giornata-mondiale-dellacqua
maggio 2019
Milano, una città millenaria e ricca di storia. E di musei, tanti, che ce la raccontano in tutte le sue declinazioni. Ma un museo sull’acqua ci mancava. L’acqua che, per i milanesi ha sempre significato lavoro, svago e divertimento, ha finalmente una casa.
E dove se non in una vecchia centrale di pompaggio dell’acqua? Perché Milano si approvvigiona con l’acqua di falda che impregna il suolo, chiara e pulita che rivaleggia con le migliori acque minerali perché ha la caratteristica di essere oligo-minerale ossia ricca di sali ma in maniera equilibrata.
Una centrale costruita tra le prime all’inizio del secolo scorso, proprio in previsione dell’Esposizione Universale del 1906, un Expo ante-litteram, ed ubicata, allora in aperta campagna, in via Cenisio. Una centrale che ha una storia lunga ed operosa e che era giusto recuperare ad una funzione che ancora riguardasse il motivo per cui era stata costruita.
Un po’ di storia dell’acquedotto milanese
La storia della costruzione dell’acquedotto milanese ha appassionato per decenni gli addetti ai lavori; la progettazione, il metodo scelto, le bonarie diatribe nate con altre realtà lombarde, la correttezza e le grandi capacità dell’Ufficio tecnico del Comune di Milano, i nomi degli ingegneri responsabili del progetto e della realizzazione, sono stati al centro di interessanti convegni e articoli.
Un acquedotto che cresceva e cresce con la città e le sue esigenze: basti pensare che nel 1923 Milano accorpò undici comuni limitrofi, come Greco, Prato Centenaro, Niguarda, ecc. e che dalla centrale Assiano a nord ovest di Milano, una delle più recenti ed anche la più grande di tutta Milano, si pompa l’acqua fino in piazzale Cadorna in tubi di un metro e venti di diametro.
Innovazione e ricerca rimangono al centro delle azioni della società in house, MM S.P.A., ossia al 100% di proprietà del Comune di Milano, per andare avanti su un percorso di sostenibilità ambientale, indispensabile per affrontare le sfide del cambiamento climatico.
Il Museo
La Centrale dell’Acqua con il suo percorso museale, dove sono esposti vecchie pompe e macchinari, scende per tre piani ed affianca sale per manifestazioni e didattica orientata soprattutto per le scuole.
Dall’apertura avvenuta a luglio 2018 sono state numerose le iniziative che si suddividevano in differenti categorie – Save the date e Open science – e soprattutto nel secondo caso incentrati sulla tematica dell’acqua, che tutti noi dobbiamo conoscere meglio per gestirla con sensibilità e sicurezza.
Web site: https://www.centraleacquamilano.it/
Facebook: @CentraleAcquaMilano
aprile 2020
Foto di Gerhard Gellinger da Pixabay
Grazie all’Italia, nell’ambito del Programma Idrologico Internazionale (IHP), è stata creata nel 2017, sotto l‘egida dell’UNESCO la “Rete Globale dei Musei dell’Acqua”, che coinvolge ad oggi oltre 60 musei e centri di ricerca in varie parti del mondo.
Come recita il comunicato stampa del Ministero degli Esteri del 2018 al momento del riconoscimento ufficiale da parte del Consiglio Intergovernativo dell’Unesco, a giugno dello stesso anno l’iniziativa, nata nel 2017 grazie alla collaborazione tra Università Ca’ Foscari, il Centro Civiltà dell’Acqua, l’Ufficio Regionale UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa di Venezia e la Rappresentanza Permanente d’Italia all’UNESCO, ha ricevuto l’adesione di numerosi Paesi interessati a sviluppare una “coscienza” dell’acqua per assicurare soprattutto alle giovani generazioni un futuro sostenibile, in linea con gli obiettivi della nuova Agenda di Sviluppo della Nazioni Unite.
I Musei dell’Acqua rappresentano i luoghi in cui si valorizza la ricchezza e l’unicità dell’inestimabile patrimonio “idraulico” dei nostri Paesi, un patrimonio di cultura e conoscenza che, nel caso italiano, si estende dall’epoca degli Etruschi, dei Romani, del Medio Evo e del Rinascimento fino ai giorni nostri. Un “sapere” che costituisce una risorsa formidabile per affrontare le sfide che nel settore idrologico e della gestione delle risorse idriche la comunità internazionale è chiamata oggi ad affrontare.
Anche sul tema della “cultura dell’acqua”, l’Italia conferma la sua leadership nella conservazione e trasmissione del patrimonio, tanto materiale che immateriale, alle future generazioni.
giugno 2020
Quando venne costruito il Duomo di Milano si pensava che il livello dell’acqua sotterranea non sarebbe mai cambiato. Bastava togliere pochi metri di terra e l’acqua era li, creando problemi non da poco nelle fondazioni delle costruzioni fin dai tempi dei Romani. Poi dagli anni Settanta del secolo scorso la situazione si ribaltò: la falda, causa massicci prelievi si abbassò anche di decine di metri creando altri problemi, come l’instabilità del tiburio del Duomo stesso. Ma all’inizio degli anni Novanta la situazione si ribaltò di nuovo, perchè la grandi industrie idroesigenti nella periferia milanese chiusero e la falda ricominciò a risalire.
Allora la Provincia di Milano istituì un gruppo di lavoro interistituzionale e interdisciplinare che produsse una serie di progetti, articoli e pubblicazioni varie.
Perfettamente sintetizzato nella sua presentazione odierna dell’articolo scritto nel 2000, redatto a più mani, dal professore Vincenzo Francani:
” A Milano e nei comuni della città metropolitana, come in molti centri sparsi sul territorio nazionale, le risorse idriche necessarie per gli acquedotti cittadini e per le industrie vengono estratte dalla riserva idrica sotterranea , il cui livello si abbassa rapidamente (addirittura uno-due m per anno)nei periodi di intenso sviluppo produttivo, e si innalza nei periodi di crisi economica . Le opere nel sottosuolo come le metropolitane e quelle edili, soprattutto quelle più importanti, subiscono rilevanti interferenze da queste oscillazioni dei livelli di falda. Negli anni 90 ci si rese conto, in particolare a Milano anche grazie al fatto che Provincia,Comune,MM e Regione monitoravano ormai da molto tempo i livelli di falda, ma anche in molte città italiane, che era necessario provvedere a interventi di gestione delle acque sotterranee. Si prese atto della necessità, per una corretta programmazione dei progetti urbani, di prevedere, sia pure con gli ovvi margini di incertezza, l’entità delle variazioni del livello di falda nel tempo .
Foto di mohamed Hassan da Pixabay