A parte due e tre personaggi ” di peso” al mondo, ben pochi, senza considerare gli addetti ai lavori, parlano delle problematiche connesse al cambiamento climatico. Si accumulano da decenni rapporti delle varie organizzazioni internazionali, agenzie pubbliche e privati, molti si adoperano, molti inventano nuove tecnologie per contrastare il riscaldamento globale, ma moltissimi non ci credono e anzi utilizzano i social per denigrare, dileggiare e contrastare in ogni modo possibile interventi condivisi e razionali. Anzi le guerre sono aumentate, diventate più atroci e invasive. Gli Stati ormai arrancano e la gente ha paura, soprattutto in Occidente. Qualcuno però accende una fiammella anzi due in questo caso per cui parliamo di queste piccole cose che da qualche anno viaggiano per il mondo:
La prima è la LETTERA ENCICLICA LAUDATO SI’ DEL SANTO PADRE FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE del 24 maggio 2015 e presentata in Vaticano il 18 giugno 2015 che esorta ad occuparsi del nostro pianeta.

La seconda è l’Esortazione Apostolica Laudate Deum di Papa Francesco che venne pubblicata il 4 ottobre 2023 che è la naturale e logica continuazione dell’enciclica Laudato si’, del 2015, che aveva posto la crisi climatica e ambientale al centro dell’attenzione mondiale. Con la Laudate Deum, rivolta non alla Chiesa o ai cattolici, ma a “tutte le persone di buona volontà”, Francesco denuncia i ritardi nell’azione riparativa, precisa le responsabilità, prefigura il mutamento del quadro delle regole globali necessario ad affrontare problemi globali.

Entrambe hanno una ricca bibliografia, utili per aprire interessanti dibattiti e suggerimenti per il futuro, ma da allora è calato un’imbarazzante ed inspiegabile silenzio, come il cambiamento climatico non ci riguardasse. Incredibile.

Mi preme ricordare che Il 25 luglio di 80 anni fa, il Dott. Vannevar Bush, Direttore dell’Ufficio per la ricerca e lo sviluppo in ambito scientifico dell’Amministrazione USA, consegnava al Presidente Harry Truman il Rapporto che gli era stato commissionato nel novembre 1944 dal suo predecessore Roosevelt, e che aveva titolato “Science, The Endless Frontier” (Scienza, frontiera infinita), rievocando il mito della “frontiera” che per la storia americana è uno spazio sterminato che si apre alle opportunità, laddove per gli europei indica un luogo di confine che racchiude un territorio.
Il testo è considerato un Manifesto sul ruolo centrale che la ricerca scientifica deve assumere e sul sostegno finanziario che i Governi devono assicurare se vogliono garantire un futuro ai propri Paesi, lasciando che gli scienziati possano realizzare le proprie ricerche in piena libertà ed autonomia, anche quando gli studi non abbiano un’immediata ricaduta pratica.